Balzata agli onori della cronaca per essere stata assieme a Brescia la città italiana che fra le prime è stata colpita da numerose vittime a causa del covid 19, Bergamo ha una sua connotazione ben precisa di polo culturale. E non è un caso che Bergamo – assieme alla città di Brescia – sia stata nominata capitale italiana della cultura 2023, sancita il 16 luglio 2020. Dunque, questa città di Bergamo che molti evidenziano nel qualunquistico detto “Berghem de hura o Berghem de sura” e che altri la ricordano per quell’altro modo tutto bergamasco di identificarsi in quel “Mola mia” che è coraggio di forza bergamasca, riserva un chiaro modo di bellezza unica nel suo genere. Il maestoso Duomo, la Basilica Romanica di Santa Maria Maggiore e l’imponente Cappella Colleoni con gli affreschi settecenteschi di Tiepolo, dominano la città alta che è antica ed è caratterizzata da strade lastricate. Uno spettacolo che noi abbiamo avuto già la fortuna di ammirare e goderne la grande bellezza. E poi Bergamo sempre così dolcemente decantata dai suoi volti noti che ne mettono in risalto la cultura, la storia, ma anche la qualità di vita che si respira attraverso i suoi tanti parchi, dove l’immenso verde dei prati che supportano alberi secolari, ti fa pensare a una città fatta a misura d’uomo. Il sindaco Giorgio Gori, grande comunicatore televisivo, il quale dice di essere innamorato della sua città e non a caso qui ha voluto creare il suo lavoro tra passato, presente e futuro, costruendo al contempo la crescita della sua famiglia. E poi Franco Locatelli, medico e accademico italiano che è stato sempre presente in tante trasmissioni televisive in cui si parlava del Covid 19, Sofia Goggia, atleta dello sci, Andrea Mainardi, cuoco e personaggio della televisione, il cantautore e artista Ivan Cattaneo, Valter Bonatti, alpinista scalatore, Giorgio Pasotti, attore ed ex campione di arti marziali, Vittorio Feltri, giornalista, Roby Facchinetti, cantante e musicista dei Pooh, Gaetano Donizetti, compositore di grandi opere liriche, Ermanno Olmi, regista di grande valore, Krizia, stilista di alta moda. Insomma, tutta una serie di personaggi che sono il frutto di una terra in cui si nasce, si cresce e si vola. Così, tra un personaggio e l’altro della cultura bergamasca, ci si ritrova anche a parlare di calcio in una città in cui, al contrario di altre, si unisce in un “unicum mirabilis” per l’Atalanta, la Dea che è vera fede del football bergamasco. La società che trae le sue origini dalla scissione della “Giovane Orobia”nata nel 1901, ha nel suo tecnico piemontese Gian Piero Gasperini, il vero rappresentante del pallone di una città che, visto l’attaccamento, l’appartenenza e l’orgoglio di sentirsi ugualmente bergamasco senza esserlo, gli è stata conferita la cittadinanza onoraria. Segno di gratitudine a chi ha saputo dare una grande immagine anche europea all’Atalanta. Sì, perché anche se si dice che i bergamaschi non sanno esternare i propri sentimenti, è altresì vero che se riesci a trovare la chiave d’accesso nella loro anima, non ne esci più. E’ Bergamo, è la sua tradizione di città in cui la cultura la fa da padrona. Mentre i bergamaschi vivono intensamente l’orgoglio di essere nati e vissuti lì, nonostante le recenti ferite li abbiano resi più vulnerabili. “Mola mia, Berghem”!
Salvino Cavallaro